La banda degli onesti.

Abracadabra. Il giusto è servito.

Giorgio Mottironi

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Dall’illusione finanziaria a quella sociale e politica.

Viviamo in una continua illusione di cambiamento che nemmeno il Principe di Lampedusa, Giuseppe Tomasi, avrebbe potuto immaginare così quotidianamente offuscante e annebbiata.

Correva l’anno 1903 e, non a caso, un Italiano, professore di economia politica all’Università di Bologna, definiva la teoria dell’illusione finanziaria.

Amilcare Puviani era un economista e giurista e, già più di 100 anni or sono, aveva capito una cosa fondamentale:

“Colui che fa le politiche economiche del Paese le gestisce con lo scopo di coltivare gli interessi che ne hanno permesso l’elezione e l’ascesa al potere, e tenterà in ogni modo di venderle come scelte fatte per soddisfare i bisogni della collettività. La sua capacità di vendere quella che è in sé l’illusione finanziaria, dipenderà dalla sua credibilità”.

Il detentore del potere politico orienterà quindi la spesa pubblica per ripagare gli interessi che rappresenta, piuttosto che interessarsi della collettività.

La prima domanda che dovremmo dunque porci è “quali siano gli interessi che ne hanno permesso l’elezione”.

Ai tempi, la scelta poteva ricadere solo su due (delle quattro) categorie concorrenti alla vita politica:

  1. Corpo elettorale
  2. Lobbies e gruppi di potere

La seconda domanda a cui siamo invece in grado di dare risposta è: “ecco a cosa serve la credibilità politica in Europa. A poter gestire in maniera collettivamente illusoria disponibilità economiche il cui controllo è stato trasferito in mani altrui, ed i cui interessi sono a noi ignoti anche perché distanti e trasfigurati nelle istituzioni”.

Certo è possibile immaginare che vi siano delle istituzioni, come quelle Europee, in cui viga un’etica fondata sul ciò che è giusto e sulla responsabilità oggettiva delle proprie azioni, in cui si viva un sentimento morale della politica, ma a pensar male si casca sempre in piedi.

Torniamo a noi. Come è possibile dunque che in un Paese come l’Italia, dove la maggioranza è sempre più povera e sempre più esclusa dalle opportunità, si continui ad agire in una direzione non corrispondente agli interessi dei più?

In Paesi dove è il processo post-democratico è in uno stato avanzato come il nostro, il “corpo elettorale”, gli elettori, noi, dopo anni di abbrutimento etico e culturale, non é più in grado di esprimere degli interessi in modo indipendente, se non quelli di mantenimento del proprio STATUS QUO.

Che, alla fine, si sta “benone”.

Dunque, mentre si mette su un teatrino in cui si fa finta di innovare, pensare, disegnare il futuro in modo diverso, ci sono attori come Putin, come Trump, come oramai tutte le forze politiche che si avvalgono di digital strategist e marketer, che hanno capito come funzionano le anime semplici, gli “imbecilli di Eco” (che tali potrebbero non essere, mentre facilmente ci diventano) e che sono stati in grado di superare addirittura il concetto di “illusione finanziaria” del povero Professor Puviani, arrivando all’“illusione politica e sociale”.

Oggi gli interessi del corpo elettorale sono una “vox populi” creata dalla politica stessa, attraverso la capacità di incidere sulla “moda” dei comportamenti di gruppo, al fine di farli convergere su posizioni semplicistiche (non in grado di affrontare in ottica progressista la complessità del reale) in netto conflitto con altre (il fenomeno di aggregazione degli omogenei, o delle omogenee paure, meglio noto come Tribal Marketing).

Tutto è uno slogan che ha lo scopo di affermare come verità assoluta un luogo comune (verità comunemente percepita), costruito dalla stessa politica che vuole assurgere a sua difesa per mantenere la propria sussistenza.

Si crea dunque un illusorio conflitto necessario alla vita politica ma non alla collettività (d’altronde Machiavelli sosteneva che si dovesse costruire un conflitto distruttivo in politica sì, ma nell’interesse del principe e della conservazione del suo potere, più che dei suoi sudditi).

Tra le due categorie in corsa in origine, per decidere chi deterrà il potere politico, la prima, gli elettori, si dissolve nell’essere massa controllata tramite lo stomaco, sull’onda dell’emotività indotta.

La vera “mano invisibile” che controlla la società e la politica è quella cui permettiamo di dirci cosa sia più giusto e conveniente per noi, perché sa cosa è più conveniente per sé: che nulla cambi, e tutto sia un’illusione politica e sociale di crescita e di cambiamento.

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Giorgio Mottironi

I started from engineering, I went through marketing, and I landed into philosophy. Lateral and critical thinking is my obsession, human unconscious my mission.